Emilio D’Alessandro: l’uomo dietro il genio di Kubrick

Quando pensiamo a Stanley Kubrick, ci vengono subito in mente capolavori cinematografici come “2001: Odissea nello spazio”, “Arancia Meccanica” e “Shining”. Tuttavia, dietro il rigore e la perfezione stilistica del grande regista americano, c’era un uomo altrettanto importante, seppur meno noto: Emilio D’Alessandro.

Nato a Cassino nel 1941, D’Alessandro emigrò a Londra negli anni ’60 in cerca di fortuna. Lavorava inizialmente come pilota e autista quando, per puro caso, la sua strada incrociò quella di Kubrick. Il regista, colpito dalla serietà e affidabilità di Emilio durante una consegna urgente sul set di “Arancia Meccanica”, gli offrì immediatamente un lavoro come suo assistente personale.

Da quel giorno, la vita di Emilio D’Alessandro cambiò radicalmente. Non era semplicemente un autista o un assistente generico: era la persona di fiducia che Kubrick considerava indispensabile per il suo lavoro quotidiano. D’Alessandro si occupava di gestire il set, della cura dei dettagli, degli spostamenti personali di Kubrick e persino delle faccende domestiche della famiglia del regista.

Con il tempo, il rapporto tra Emilio e Kubrick si trasformò in una profonda amicizia basata sul rispetto reciproco. Il carattere schivo e riservato di Kubrick trovò in Emilio un interlocutore discreto e leale, capace di mantenere un equilibrio perfetto tra vita professionale e privata.

D’Alessandro rimase al fianco di Kubrick per oltre trent’anni, fino alla morte del regista avvenuta nel 1999. Durante questo lungo periodo, contribuì silenziosamente alla realizzazione di alcune delle pellicole più iconiche della storia del cinema. Nel 2012, ha pubblicato il libro “Stanley Kubrick e me”, scritto insieme a Filippo Ulivieri, in cui ha raccontato il lato umano e privato di un genio spesso descritto come freddo e distante.

Oggi, Emilio D’Alessandro è riconosciuto non solo come “l’uomo dietro Kubrick”, ma anche come testimone privilegiato di un pezzo importante della storia del cinema contemporaneo. La sua esperienza ci ricorda che dietro ogni grande talento esiste sempre qualcuno altrettanto importante che, con umiltà e dedizione, rende possibili i capolavori che ammiriamo.

Sean Baker e l’iPhone: Quando l’Innovazione Tecnica Incontra la Visione Cinematografica

Il nome di Sean Baker è indissolubilmente legato a un’audace mossa nel mondo del cinema indipendente: la realizzazione del suo acclamato film “Tangerine” interamente girato con un iPhone 5s. Quella che inizialmente nacque come una necessità dettata da limiti di budget si è trasformata in una dichiarazione artistica e in una lezione di ingegno tecnico per filmmaker di tutto il mondo.

L’idea di realizzare “Tangerine” precedette di gran lunga la decisione di utilizzare un iPhone come strumento di ripresa. Di fronte a vincoli economici significativi, l’opzione di sfruttare la tecnologia mobile emerse come una soluzione praticabile. Baker stesso ammette che molti dei vantaggi dell’iPhone si rivelarono solo durante le riprese, e il team seppe coglierli e sfruttarli al meglio. Nonostante ciò, la proposta di girare un lungometraggio con un telefono cellulare suscitò molti dubbi tra i produttori, tanto che lo stesso Baker inizialmente dovette convincere sé stesso prima di presentare l’idea al resto della squadra.

Per superare lo scetticismo, furono realizzati numerosi test di ripresa. Un momento cruciale fu quando Technicolor permise di proiettare il footage su grande schermo, dimostrando ai finanziatori e ai produttori che la risoluzione era sufficiente e il risultato presentabile. È importante notare che, nonostante la sua fama, “Tangerine” non fu il primo film girato con un iPhone, con Baker che cita “King Kelly” del 2012 come un precedente, seppur con un’estetica molto diversa.

La vera innovazione tecnica di “Tangerine” risiede nell’utilizzo di strumenti e app specifici che hanno trasformato un comune smartphone in una vera e propria cinepresa:

  • iPhone 5s: Il modello specifico di iPhone utilizzato per le riprese, grazie al suo aggiornamento della fotocamera a 8 megapixel.
  • Adattatori anamorfici di Moondog Labs: Questi prototipi, scoperti tramite una campagna Kickstarter, furono essenziali per ottenere un aspect ratio widescreen di 2.35:1 o 2.40:1. L’adattatore si fissava sopra l’obiettivo dell’iPhone e comprimeva l’immagine orizzontalmente. Durante le riprese, l’immagine appariva “schiacciata” sui monitor. In post-produzione, il footage veniva “destretto” per ottenere il formato panoramico cinematografico desiderato. Baker stesso ha dichiarato che non avrebbe potuto realizzare il film senza questi adattatori, che hanno elevato notevolmente l’aspetto visivo. Questi adattatori offrivano anche tocchi anamorfici come i flare orizzontali, utilizzati con grande effetto nel film.
  • App FiLMiC Pro: Questa app da 8 dollari si rivelò fondamentale per avere il pieno controllo su messa a fuoco, diaframmi e temperatura colore. Permetteva inoltre di bloccare l’esposizione, la messa a fuoco e il bilanciamento del bianco e offriva una migliore compressione con un’encoding fino a 50 Mbps a 1080p per ogni ripresa.
  • Steadicam Smoothee: Data l’estrema leggerezza dell’iPhone, ottenere immagini stabili a mano libera era quasi impossibile. Per questo motivo, venne utilizzato uno stabilizzatore Steadicam Smoothee, un piccolo supporto che riduceva significativamente il tremolio della mano, evitando un aspetto “traballante” sullo schermo.
  • Metodi di ripresa creativi: Non avendo a disposizione attrezzature costose, il team di Baker utilizzò l’ingegno. Ad esempio, la bicicletta del direttore della fotografia Radium Cheung venne impiegata come dolly per realizzare carrellate fluide.
  • Illuminazione: L’illuminazione sul set era principalmente naturale, integrata da tre Rosco LitePads a batteria di diverse dimensioni per fornire luce aggiuntiva.
  • Suono: Consapevoli dell’importanza cruciale dell’audio, il team di “Tangerine” non registrò il suono direttamente sull’iPhone. Un fonico professionista, Ayran Strauss, utilizzò apparecchiature audio professionali (microfoni shotgun e lavalier) per registrare il suono separatamente, che venne poi sincronizzato in post-produzione. Baker sottolinea che un pubblico può accettare diverse estetiche visive, ma un suono non nitido e incomprensibile è inaccettabile.
  • Post-produzione: Oltre al “desqueeze” delle immagini anamorfiche, Baker scelse di adottare un approccio non convenzionale alla color correction, saturando i colori fino a renderli quasi inverosimili. Questa scelta stilistica mirava a creare un effetto destabilizzante contrastando la storia realistica con colori improbabili. Lo stesso colore arancione, dominante nel film, ne ispirò il titolo.

La decisione di girare “Tangerine” con un iPhone non fu una trovata di marketing pianificata. Anzi, il team cercò inizialmente di mantenere segreta la tecnologia utilizzata, rivelandola solo nei titoli di coda con la scritta “Tangerine was shot entirely on the iPhone 5s with our anamorphic adapters”. Questo permise al film di essere giudicato per i suoi meriti narrativi e stilistici prima che per la sua “natura” di “film girato con un telefono”. Tuttavia, una volta svelato l’arcano, molte delle domande durante le sessioni di Q&A si concentrarono sull’aspetto tecnico.

Nonostante il successo e l’innovazione dimostrata con “Tangerine”, Sean Baker rimane un fervente sostenitore della pellicola cinematografica. Se il budget lo permettesse, il suo obiettivo sarebbe quello di tornare a girare su celluloide. Tuttavia, riconosce che la tecnologia degli smartphone per la ripresa cinematografica è in rapida evoluzione, con app che già al momento delle interviste permettevano di catturare immagini in risoluzioni superiori.

“Tangerine” non è solo un film potente e divertente che offre uno sguardo su una sottocultura spesso invisibile. È anche una testimonianza di come la creatività e l’ingegno tecnico possano superare i limiti di budget, aprendo nuove possibilità per i filmmaker indipendenti e dimostrando che anche un iPhone può diventare uno strumento cinematografico di grande impatto. L’approccio di Sean Baker ha ispirato molti, provando che, nelle mani giuste, anche la tecnologia più accessibile può dare vita a storie indimenticabili.

Law and order

Non so esattamente perché, ma in questo periodo sto guardando la serie “Law and Order”. Non è certamente una serie che consiglierei con entusiasmo come ho fatto con altre, dato che la struttura degli episodi risulta piuttosto banale e prevedibile. Ogni puntata infatti racconta una storia che si apre e si chiude completamente all’interno dello stesso episodio, ripetendo uno schema identico che spesso conduce a un finale facilmente intuibile.

Eppure, nonostante tutto, questa serie riesce a tenerti incollato allo schermo. Uno degli aspetti più interessanti è notare l’apparizione di molti attori che, dopo essere passati da “Law and Order”, hanno raggiunto successo e ruoli di grande rilievo in altre serie tv e film.

Qui trovate un elenco completo di attori, registi e sceneggiatori
https://www.imdb.com/title/tt0098844/fullcredits/?ref_=tt_cst_sm

Ai e capitalismo

Questo articolo, a seguire link, presenta un dialogo tra l’autore e Claude, l’IA sviluppata da Anthropic, sul rapporto tra capitalismo, intelligenza artificiale e società umana. La discussione esplora come l’IA potrebbe influenzare il sistema economico attuale, evidenziando sia opportunità che rischi.

Claude osserva che il capitalismo moderno tende a privilegiare l’efficienza e la crescita economica, valori che potrebbero essere amplificati dall’adozione massiccia di IA. Tuttavia, questo potrebbe accentuare disuguaglianze sociali e concentrazione di potere nelle mani di chi controlla le tecnologie. Viene sottolineato il paradosso per cui l’automazione intelligente, mentre aumenta la produttività, rischia di erodere il valore del lavoro umano tradizionale.

Un tema centrale è l’impatto dell’IA sul mercato del lavoro. Claude suggerisce che molti lavori cognitivi ripetitivi (dall’analisi dati al customer service) potrebbero essere automatizzati, creando una pressione senza precedenti sulla riqualificazione professionale. Questo scenario richiederebbe, secondo l’IA, un ripensamento dei sistemi di welfare e forse l’adozione di modelli come il reddito universale.

La discussione affronta anche il ruolo delle grandi corporation tech. Claude mette in guardia contro i rischi di un “capitalismo della sorveglianza” dove i dati personali e il comportamento degli utenti diventano merce di scambio, con implicazioni per la privacy e l’autonomia individuale. Viene proposto un framework etico per lo sviluppo di IA che bilanci innovazione e diritti umani.

Interessante la riflessione sul concetto di “valore” in un’economia post-lavoro: se l’IA può generare ricchezza materiale, come ridefiniremo il valore sociale delle attività umane? Claude ipotizza un possibile shift verso economie più collaborative e sistemi di misurazione del benessere alternativi al PIL.

Non manca un’analisi dei bias algoritmici. L’IA riconosce che i sistemi di machine learning rischiano di perpetuare discriminazioni presenti nei dati storici, enfatizzando la necessità di trasparenza e accountability nello sviluppo algoritmico.

Sul piano geopolitico, il dialogo tocca il divario tecnologico tra Paesi, con il rischio che l’IA acuisca le disuguaglianze globali. Claude propone modelli di cooperazione internazionale per governare l’impatto trasformativo dell’IA.

In conclusione, l’articolo delinea uno scenario complesso: l’IA come acceleratore delle contraddizioni capitalistiche, ma anche potenziale catalizzatore per nuovi paradigmi economici. Claude si mostra cauto sull’ottimismo tecnoutopico, sottolineando che l’impatto sociale dell’IA dipenderà dalle scelte politiche, regolatorie e culturali che accompagneranno la sua adozione. La sfida principale, secondo il dialogo, è armonizzare il progresso tecnologico con la giustizia sociale in un sistema economico in rapida trasformazione.

https://medium.com/@devtuitt/a-dialogue-on-capitalism-ai-and-human-society-with-anthropics-claude-ai-859f80487150

viaggi e AI

L’AI potrebbe rivoluzionare il settore dei viaggi, e OpenAI ha fatto un ulteriore passo avanti con ChatGPT. Ora, grazie alle nuove funzionalità, ChatGPT non si limita più a fornire suggerimenti o rispondere a domande: è in grado di cercare e prenotare viaggi autonomamente. Questa innovazione promette di semplificare ulteriormente la pianificazione dei viaggi, rendendola più veloce e personalizzata, sia per i viaggiatori occasionali che per i professionisti del settore. Nell’articolo di Skift, vengono esplorati i dettagli di questa nuova capacità, insieme alle sue potenziali implicazioni per il mercato globale dei viaggi.

L’articolo completo è qui

I Paesi Meno Visitati al Mondo: Un Viaggio nel Sconosciuto

Quando si parla di turismo, spesso si pensa a destinazioni affollate come Roma, Parigi o New York. Tuttavia, ci sono angoli del mondo che rimangono praticamente sconosciuti e raramente visitati. Tra questi, spicca *Tuvalu, il paese meno visitato al mondo, con soli *3.700 visitatori all’anno. Situato nell’Oceano Pacifico, Tuvalu è un arcipelago composto da tre isole coralline e sei atolli, caratterizzato da spiagge incontaminate e una cultura tradizionale affascinante.

La difficoltà di accesso è uno dei motivi principali per cui Tuvalu attira così pochi turisti. I voli diretti sono rari e spesso richiedono scali in altre nazioni del Pacifico. Tuttavia, per i viaggiatori avventurosi, Tuvalu offre un’esperienza unica: la possibilità di immergersi in un ambiente naturale straordinario e di interagire con una comunità accogliente.

Altri paesi che seguono Tuvalu nella classifica dei meno visitati includono le Isole Marshall (6.100 visitatori), Niue (10.200) e Kiribati (12.000). Queste destinazioni offrono paesaggi mozzafiato, una vita marina ricca e la possibilità di esplorare culture autentiche lontane dal turismo di massa.

Visitare questi luoghi significa non solo scoprire bellezze naturali straordinarie, ma anche contribuire a economie locali che beneficiano del turismo sostenibile. Se stai cercando un’avventura fuori dai sentieri battuti, considera di esplorare uno di questi paesi poco conosciuti!

Professioni USA con stipendi in crescita

Secondo il “2025 Wage Growth Report” di Resume Genius, dieci professioni negli Stati Uniti sono destinate a ricevere significativi aumenti salariali nel 2025. Al primo posto si trovano i chirurghi pediatrici, con un salario medio annuo di $449.320 nel 2023 e un aumento di $86.350 rispetto al 2022, rappresentando una crescita del 24% dal 2021 al 2023. Seguono i piloti di linea, copiloti e ingegneri di volo, con un salario medio di $250.050 e un incremento del 12% nello stesso periodo. I dentisti occupano il terzo posto, con un salario medio di $244.470 e una crescita del 17%.

Altre professioni in evidenza includono gli psicologi industriali-organizzativi, con un salario medio di $154.380 e una crescita del 17%, e i consulenti finanziari personali, con $150.670 e un aumento del 12%. I veterinari registrano un salario medio di $136.300 e una crescita del 12%, mentre gli analisti di gestione hanno un salario di $115.530 e una crescita del 7%. I tecnici di servizio per turbine eoliche, con un salario medio di $65.380, mostrano una crescita del 6%. Gli specialisti della cura della pelle, con $51.100, hanno un aumento dell’11%, e gli assistenti psichiatrici, con $41.000, registrano una crescita del 9%.

Eva Chan, Senior Writer di Resume Genius, sottolinea l’importanza di comprendere quali settori siano in crescita, affermando che “settori come l’assistenza sanitaria, la tecnologia e le energie rinnovabili hanno una proiezione di crescita occupazionale elevata”. Queste informazioni possono aiutare i professionisti a prendere decisioni informate sulle loro future mosse di carriera.

fonte

Cosa pensava Nokia quando Apple presentò l’iPhone nel 2007?

Nel 2007, mentre Apple sbaragliava le convenzioni con l’introduzione del primo iPhone, Nokia, leader incontrastato del settore dei telefoni cellulari, osservava l’evento con un misto di scetticismo e determinazione. Sebbene l’iPhone avesse catturato immediatamente l’attenzione globale grazie al suo design innovativo e all’interfaccia touch, Nokia era convinta che il pubblico non avrebbe abbandonato all’istante l’affidabilità e la solidità dei tradizionali telefoni con tasti fisici.

La strategia di Nokia si basava sulla fiducia nel proprio know-how: puntare su dispositivi robusti, con funzionalità precise e una lunga durata della batteria. I dirigenti di Nokia credevano che l’adozione diffusa del touchscreen sarebbe avvenuta gradualmente e che la semplicità nell’uso, pur essendo importante, non avrebbe preso il sopravvento da un design che per anni aveva fidelizzato milioni di utenti in tutto il mondo.

Inoltre, Nokia era convinta che l’integrazione hardware-software, mentre era un’innovazione offerta da Apple, non costituisse automaticamente il futuro dei dispositivi mobili. Piuttosto, il mercato avrebbe continuato a valorizzare l’efficienza, la sicurezza e l’affidabilità, aspetti in cui Nokia aveva investito massicciamente. Questa visione, sebbene non abbia impedito a Nokia di dover poi fronteggiare una trasformazione radicale del settore, mostrava una mentalità che in quel momento riteneva possibile convivere con un nuovo standard tecnologico.

percezione e social media

Questo documento del KFF Monitor analizza l’impatto delle narrazioni fuorvianti sui social media sulle percezioni riguardanti la contraccezione. Si concentra sulle affermazioni false che presentano i contraccettivi di emergenza come abortivi, sull’influenza dei social media sulla percezione di sicurezza ed efficacia dei contraccettivi ormonali, e sulla diffusione di metodi naturali di pianificazione familiare meno efficaci come alternative più sicure. Il rapporto presenta dati di sondaggi che rivelano la diffusione di queste informazioni errate e l’incertezza tra donne e medici sulla legalità di alcuni metodi contraccettivi, in particolare negli stati con leggi restrittive sull’aborto. Infine, esplora il ruolo di professionisti sanitari e l’utilizzo di chatbot basati sull’intelligenza artificiale nel contrastare la disinformazione.

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