C’è un tipo di serie TV che non ti chiede di stare attento. Puoi cucinare, scrollare il telefono, rispondere a messaggi – eppure continui a seguirla. Non perché sia brutta. Anzi, spesso è piacevole. È scritta proprio così: per non perdersi anche se ti distrai.
In inglese la chiamano Ambient TV. Televisione di sottofondo. Pensata per accompagnarti, non per assorbirti. Di solito è episodica – ogni puntata ha la sua mini-storia, senza troppi legami con le altre. Procedurali, sitcom, reality soft. Roba che scorre.
C’è una logica dietro: basso carico cognitivo. Niente trame complicate, niente salti temporali o personaggi che cambiano troppo. Tutto è chiaro. Ripetizioni? Volute. Il tuo cervello deve poter “rientrare” nella storia in qualsiasi momento.
Negli USA ne parlano studiosi come Jason Mittell o Amanda Lotz. Ma lo vediamo anche da noi: fiction da orario cena, serie comfort su piattaforme, titoli che ti coccolano più che sfidarti.
Non è “scrivere male”. È scrivere diverso. Per chi vive in multitasking. Per chi vuole compagnia, non tensione.
E forse, ogni tanto, anche noi che amiamo le serie “serie” abbiamo bisogno di questo tipo di narrazione. Quella che non punisce se distogli lo sguardo.