Addio CAPTCHA, benvenuti i bot

ChatGPT ora sa cliccare. L’agente AI di OpenAI riesce a superare da solo i sistemi CAPTCHA, quei famosi “Non sono un robot” che ci interrompono quando navighiamo. Lo fa parlando da assistente virtuale proattivo, con tanto di commento tipo: “Ora clicco per verificare che sono umano”. Non lo è, ovviamente. Ma la cosa inquietante è che funziona davvero. Il bypass è servito.
Questa non è solo una chicca nerd. È un cambio di paradigma. Perché i CAPTCHA erano l’ultima linea tra umani e macchine. E ora crolla anche quella. Il sistema si basa su un presupposto fragile: che il bot non sappia comportarsi da umano. Ma se il bot lo impara, tutto salta. E milioni di siti web devono trovare una nuova porta d’ingresso.
OpenAI ha messo dei limiti, richiede consenso per le azioni sensibili e parla di salvaguardie. Ma intanto l’agente gira, prenota voli, risponde alle mail, compra i fiori e clicca su “sono umano” senza battere ciglio. I sistemi attuali non reggono più, e il concetto stesso di autenticità digitale diventa un problema da risolvere in fretta.
Apple perde terreno in Cina

Apple chiude il suo store di Dalian. È la prima volta che succede in Cina. Non è solo una scelta logistica: c’entra il calo della spesa, il boom dei marchi cinesi e un cambio profondo nei consumi. La Cina oggi non è più il terreno di conquista che era vent’anni fa.
Huawei è tornata al primo posto. E con lei Vivo, Oppo, Xiaomi. Apple adesso è quinta. I numeri parlano: 10,1 milioni contro i 12,2 di Huawei. Mentre le vendite globali reggono, il mercato cinese si sta chiudendo. Anche per i big. Anche per Apple.
Non è un addio, però. Apple aprirà a Shenzhen a metà agosto. E poi toccherà a Pechino e Shanghai. Ma questa prima chiusura è un segnale. Qualcosa è cambiato. E non è solo una questione di numeri.
ChatGPT non è il tuo psicologo

Sam Altman ha detto una cosa che dovremmo tutti sapere: le tue conversazioni con ChatGPT non sono private. Niente protezione legale, niente segreto professionale. Quello che scrivi può finire in tribunale come prova. Semplice così. Molti ragazzi usano l’AI come se fosse uno psicologo digitale, ma non capiscono che ogni parola resta registrata da qualche parte.
OpenAI deve conservare tutte le conversazioni per sempre a causa di una causa legale del New York Times. Non c’è crittografia end-to-end come su WhatsApp. L’azienda può leggere tutto quello che hai mai scritto. Ogni confessione, ogni momento di debolezza, ogni pensiero che pensavi fosse al sicuro.
Il problema è serio perché milioni di persone stanno sostituendo la terapia vera con l’intelligenza artificiale. I precedenti giudiziari potrebbero obbligare le tech company a consegnare le chat private. Questo cambierà per sempre come vediamo la privacy digitale. Chi ha davvero bisogno di aiuto potrebbe smettere di cercarlo online.
King Gizzard abbandonano Spotify

King Gizzard & The Lizard Wizard hanno tolto tutto il loro catalogo da Spotify. Non è una mossa isolata. Si uniscono a Deerhoof e Xiu Xiu in quello che sta diventando un boicottaggio vero e proprio contro la piattaforma di streaming.
Il motivo è Daniel Ek, CEO di Spotify, che attraverso la sua società Prima Materia ha investito 700 milioni di dollari in Helsing. Un’azienda tedesca che sviluppa armi potenziate dall’intelligenza artificiale. Ek non è solo un investitore, è il presidente della società. I soldi che guadagna da Spotify finiscono dritti nello sviluppo di tecnologie militari.
Gli artisti non ci stanno più. “Non vogliamo che la nostra musica uccida le persone” hanno detto i Deerhoof. È diverso dalle proteste del passato contro Joe Rogan o la disinformazione. Questa volta si tratta di etica pura: i musicisti si rifiutano di alimentare un sistema che finanzia la guerra. I fan dovranno scegliere tra comodità e valori.
l’AI rende stupidi? Dipende

Nel 2008 ci chiedevamo se Google ci rendesse stupidi. Oggi la domanda è più cruda: ChatGPT ci sta trasformando in zombie cognitivi? Non stiamo più solo esternalizzando la memoria, stiamo delegando il pensiero. E questo forse è un problema serio.
Il rischio è finire sulla vetta del Monte Stupido, convinti di essere geniali mentre ripetiamo solo quello che la macchina ci dice. L’AI diventa una stampella che ci indebolisce invece di potenziarci. Crediamo di sapere tutto, ma abbiamo solo imparato a fare copia-incolla del cervello artificiale.
Però c’è una via d’uscita. Usare l’intelligenza artificiale come amplificatore, non come sostituto. Trattare le sue risposte come l’inizio di un ragionamento, non la fine. Chi impara a collaborare con la macchina senza smettere di pensare avrà il futuro nelle proprie mani. Gli altri diventeranno facilmente sostituibili, proprio come si teme.
La felicità sarà un incubo?

Vince Gilligan torna dopo tre anni con Pluribus, nuova serie fantascientifica su Apple TV+ che promette più inquietudine che evasione. La protagonista è Rhea Seehorn, la Kim Wexler di Better Call Saul, ora nei panni della persona più infelice del pianeta, incaricata di salvare il mondo dalla felicità.
Apple TV+ ha ordinato due stagioni ancora prima di vedere un solo frame. Primo episodio in arrivo il 7 novembre, poi rilascio settimanale fino a fine dicembre. Il tono mescola generi e suggestioni tra Twilight Zone e X-Files, ma senza legami con l’universo di Breaking Bad. Stessa città – Albuquerque – ma un’altra realtà. Forse la nostra, appena più deformata.
Seehorn è al centro. Gilligan scrive e dirige. Il resto del cast è una scommessa interessante. Distopia e umanità si fondono in una trama che fa domande strane, quasi scomode. E se la vera minaccia fosse la felicità? Non il suo opposto, ma lei, la felicità, spinta al massimo.
Arizona: la fabbrica di laptop nordcoreana

Christina Marie Chapman aveva trasformato casa sua in Arizona in qualcosa che sembrava uscito da un film di spionaggio. Novanta laptop etichettati con nomi di aziende americane, identità rubate, software per fingere di essere negli Stati Uniti. Una donna di 50 anni che gestiva una farm tecnologica per hacker nordcoreani.
Il trucco era semplice quanto geniale: lavoratori IT dalla Corea del Nord ottenevano lavori remoti in oltre 300 aziende americane usando identità false. Nike ha pagato 70mila dollari a uno di questi fantasmi digitali. In tre anni hanno fregato 17 milioni di dollari alle imprese statunitensi.
I soldi finivano dritti nelle casse di Kim Jong Un per finanziare il programma nucleare. Chapman si è beccata 8 anni e mezzo di carcere federale, ma il danno è fatto. Sessantotto americani hanno scoperto di avere debiti fiscali inesistenti e alcuni si sono visti negare i sussidi di disoccupazione. Il Dipartimento di Giustizia la definisce una delle truffe più grandi mai perseguite.
Spotify tradisce i morti

Spotify ha fatto una cosa disgustosa. Ha pubblicato canzoni fake generate dall’intelligenza artificiale sulle pagine ufficiali di artisti morti come Blaze Foley e Guy Clark. Senza chiedere permesso a nessuno. Né agli eredi, né alle case discografiche. Il brano “Together” è apparso sulla pagina di Foley nonostante sia morto nel 1989. Voce generica, immagine dell’IA che non gli somigliava nemmeno.
Craig McDonald di Lost Art Records, che gestisce il catalogo di Foley, ha subito capito che era una truffa. “Non somiglia per nulla allo stile di Blaze”, ha detto. I brani arrivavano dalla piattaforma SoundOn di TikTok prima di essere segnalati e cancellati per contenuti ingannevoli.
Il problema è più grosso di quanto sembri. Su YouTube ci sono 1,63 milioni di cover generate dall’IA che fanno perdere oltre 13,5 milioni di dollari agli eredi degli artisti morti. Le piattaforme di streaming sono vulnerabili e l’intelligenza artificiale può ingannare chiunque. L’autenticità della musica nell’era digitale è a rischio.
I 100 Migliori Film del XXI Secolo – La Tua Checklist Personale

Il New York Times, in collaborazione con The Upshot, ha stilato la classifica definitiva dei 100 migliori film dal 2000 ad oggi, votata da oltre 500 professionisti del cinema. Al primo posto “Parasite” di Bong Joon-ho.
Su questa pagina interattiva che ho creato per me puoi spuntare anche tu i film già visti e esportare la tua lista personale in formato TXT. Perfetto per tenere traccia delle cose viste e quelle non viste e scoprire cosa guardare quando non sai cosa scegliere tra i capolavori del nuovo millennio.
Apple ci riprova

Apple ha rimesso le notifiche riassuntive nell’ultima beta di iOS 26. Quelle che avevano fatto casino con i titoli dei giornali qualche mese fa, ricordi? La compagnia le aveva spente di corsa dopo una serie di gaffe imbarazzanti.
Ora c’è uno schermo che ti chiede se vuoi i riassunti attivati. Per news e intrattenimento Apple ha messo un avviso rosso che praticamente dice “attento che potremmo cambiare il senso delle notizie originali”. Brutalmente onesto, per una volta.
Nel frattempo stanno anche sistemando gli effetti Liquid Glass, rendendoli più traslucidi. La beta pubblica dovrebbe arrivare intorno al 23 luglio, secondo le indiscrezioni. Vedremo se questa volta le intelligenze artificiali riusciranno a non inventarsi notizie false. A me basterebbe che Siri capisse una cosa semplice tipo “disattiva cancellazione rumore” sugli AirPods
ChatGPT sfida Google

ChatGPT processa 2,5 miliardi di prompt al giorno. Otto mesi fa erano un miliardo. La crescita è del 150%. Numeri che fanno rumore nel silenzio delle statistiche tech.
Google gestisce tra 13 e 16 miliardi di ricerche quotidiane. ChatGPT ne intercetta già un quinto. Non è più il chatbot curioso degli inizi. È diventato il modo in cui la gente cerca risposte. Le conversazioni hanno sostituito i link blu.
Il monopolio di Google sulla ricerca inizia a scricchiolare. Le persone preferiscono parlare con una macchina invece di navigare tra risultati infiniti. È un cambio di paradigma. Forse irreversibile. La ricerca del futuro sarà una chiacchierata.
Aglio e Olio
Salvatore aveva sessant’anni e una cucina vuota. Novembre 1894, Napoli. La dispensa: tre spicchi d’aglio, un filo d’olio, peperoncini secchi, spaghetti fatti in casa. Nient’altro.
Quarant’anni di mestiere. Aveva cucinato per nobili, preparato salse francesi, studiato ogni trucco. Quella sera guardò quegli ingredienti e pensò: “E adesso?”
Mise l’acqua a bollire. Tagliò l’aglio sottile come sapeva fare, senza fretta. Scaldò l’olio nella padella di ferro. L’aglio dentro, e subito quel profumo che non si aspettava. Dolce. Diverso.
“Strano,” disse alla cucina vuota.
L’aglio diventò dorato. Salvatore sbriciolò un peperoncino, guardò i semi cadere nell’olio che sfrigolava piano. L’odore cambiò ancora. Meglio.
Buttò gli spaghetti nell’acqua che bolliva. Li scolò al dente, tenne un po’ d’acqua da parte – abitudine vecchia. Versò la pasta nella padella, mescolò. Aggiunse l’acqua di cottura.
Successe qualcosa. Gli spaghetti presero l’olio, l’aglio, il piccante. Diventarono lucidi, cremosi senza panna. Perfetti.
Assaggiò. Si fermò. Masticò lento.
“Madonna,” disse.
Il sapore era giusto. Semplice ma completo. L’aglio non pizzicava, il peperoncino non bruciava. Tutto insieme come doveva essere da sempre.
Si sedette al tavolo di legno. Mangiò in silenzio. Ogni forchettata uguale alla prima, perfetta. Pensò ai quarant’anni passati a complicare tutto. Alle salse elaborate, ai condimenti ricchi. A cercare la grandezza nel difficile.
“Cretino,” si disse.
Finì il piatto. Rimase seduto a guardare la padella vuota. L’olio sul fondo ancora profumava. La cucina era calda, per la prima volta da settimane.
Il giorno dopo lo fece per i clienti. “Spaghetti aglio e olio,” disse quando gli chiesero cosa fosse. Alcuni non ordinarono – troppo semplice. Altri lo provarono e tornarono.
Salvatore non ci pensò più tanto. Era un piatto come un altro, solo che funzionava sempre. Come respirare, come camminare. Naturale.
Ma quella sera di novembre, quando scoprì che quattro ingredienti potevano bastare, capì qualcosa che non aveva mai saputo di non sapere. Che a volte la cosa giusta è la più semplice. Che a volte quello che cerchi è davanti a te da sempre.
E che l’aglio, trattato con rispetto, può diventare oro.
Salvatore morì nel 1908. Non seppe mai che quel piatto sarebbe sopravvissuto per più di un secolo. Che nel 2025 ancora milioni di persone avrebbero mescolato aglio dorato nell’olio, sbriciolato peperoncino nella padella, fatto lucidare gli spaghetti con l’acqua di cottura. In ristoranti di tutto il mondo, con nomi diversi ma sempre la stessa ricetta.
Il suo nome nessuno se lo ricorda più. Ma ogni volta che qualcuno ordina “spaghetti aglio, olio e peperoncino”, Salvatore è lì. Nella semplicità che diventa eterna.
ciao

C’era una città che aveva smesso di parlare, dopo secoli trascorsi a fissare schermi e digitare tastiere. I dispositivi avevano prima affiancato le voci, poi lentamente le avevano sostituite. Non era stato un decreto, nessuna regola imposta dall’alto: era semplicemente accaduto. Le parole, prima abbreviate, poi ridotte a simboli, infine erano svanite del tutto.
Ora le persone camminavano avvolte nel proprio silenzio, guidate da impulsi e notifiche interne. Ogni abitante aveva impiantato dietro l’orecchio un chip che trasferiva pensieri e richieste agli altri con vibrazioni quasi impercettibili. Una rete invisibile univa tutti, eppure nessuno si guardava davvero negli occhi.
Fu in una giornata come tutte le altre che la rete collassò improvvisamente. Schermi spenti, connessioni assenti. Tutto si fermò, lasciando la città in un vuoto assordante. Gli abitanti, smarriti, si riversarono nelle piazze, cercando risposte negli occhi degli altri. Ma non c’erano parole per spiegare il panico che sentivano salire.
Da una finestra del secondo piano, un uomo anziano guardava la scena. Aveva letto libri, conservati di nascosto da suo nonno, dove ancora esistevano frasi, dialoghi, domande e risposte. Sentì qualcosa muoversi dentro, un impulso che da troppo tempo era stato dimenticato.
Scese lentamente in strada, avvicinandosi alla folla silenziosa. Aprì la bocca. Inizialmente non uscì niente, poi un suono ruvido, quasi spezzato, trovò il coraggio di farsi sentire:
«Ciao…»
La folla sussultò, incredula. Un bambino si girò verso la madre, indicando l’uomo con stupore. Altri provarono a imitare quel gesto antico, muovendo labbra intorpidite da decenni di silenzio.
La rete sarebbe stata ripristinata poco dopo, riportando tutto alla normalità. Ma in quel breve istante, mentre il vecchio continuava a dire ciao con una voce sempre più forte, qualcosa era cambiato per sempre.
E nessuno sapeva, ora, se sarebbero tornati al loro silenzio tecnologico, o se avrebbero ritrovato, dopo tanto tempo, il bisogno dimenticato di parlarsi.
Amazon licenzia per l’IA

Amazon ha tagliato centinaia di posti di lavoro ad AWS a luglio 2025, colpendo specialisti che aiutano i clienti a sviluppare prodotti e vendere servizi. Andy Jassy aveva già avvertito che l’IA generativa avrebbe ridotto la forza lavoro, definendola una tecnologia “unica nella vita”. L’azienda ha oltre 1.000 servizi di IA generativa in sviluppo o già attivi in ogni divisione.
I licenziamenti hanno colpito principalmente gli specialisti AWS e diversi team di vendita, marketing e servizi globali. Amazon ha giustificato i tagli come parte di una svolta strategica per snellire le operazioni e ridurre “duplicazioni e inefficienze”. Non è sola: Microsoft, Meta e CrowdStrike hanno annunciato licenziamenti simili quest’anno, mentre le aziende usano sempre più l’IA per automatizzare compiti di routine.
Nonostante i tagli, le vendite di AWS sono cresciute del 17% a 29,3 miliardi di dollari nel primo trimestre, con un reddito operativo in aumento del 23% a 11,5 miliardi. Amazon continua ad assumere nelle aree prioritarie con migliaia di offerte di lavoro AWS online. Il paradosso è evidente: licenziamenti da una parte, assunzioni dall’altra.
guerre silenziose

Gli Stati Uniti da anni cercano di limitare le esportazioni di semiconduttori avanzati verso la Cina. È una guerra tecnologica silenziosa che si combatte a colpi di restrizioni e liste nere. Biden aveva firmato il Chips Act stanziando 52 miliardi di dollari per rafforzare la produzione nazionale. La paura? Che Pechino domini un settore strategico attraverso massicci investimenti statali.
Le restrizioni si sono intensificate dopo il lancio di ChatGPT. Washington ha aggiunto 36 aziende cinesi alla lista nera, limitando il loro accesso alle tecnologie americane. Huawei ha fatto uscire uno smartphone con chip potente fatto in casa, mandando nel panico gli americani. Le regole si sono estese oltre la famosa H100 di Nvidia, colpendo anche semiconduttori meno performanti.
Ora Trump ha allentato alcuni controlli, rispondendo alle critiche di paesi alleati che si sentivano penalizzati. In cambio ha dichiarato che usare il chip Ascend di Huawei viola i controlli americani. Nvidia ha ripreso le vendite della H20 verso la Cina, una versione meno potente pensata apposta per il mercato cinese. Il gioco continua.
Laser anti-zanzare

Photon Matrix è un laser portatile che ammazza zanzare in volo. Fino a 30 al secondo, con precisione chirurgica. Funziona al buio, riconosce maschi e femmine dal battito d’ali, spara automaticamente entro 6 metri. Come un sistema di difesa aerea, ma per insetti.
Il dispositivo combina LiDAR e galvanometro per individuare e eliminare i bersagli senza intervento umano. Ha un radar di sicurezza che impedisce di colpire persone o animali domestici. Alimentazione tramite powerbank, autonomia 16 ore. Tecnologia da film di fantascienza, finalmente reale.
Su Indiegogo ha raccolto fondi ben oltre il target iniziale. Versione Basic a 400 euro per 3 metri di raggio, Pro a 526 euro per 6 metri. Spedizioni previste da ottobre 2025. Addio repellenti chimici, benvenuta guerra stellare domestica contro le zanzare. Roba che poi stai lì tutta notte sveglio a vedere la contraerea alle zanzare.
GPT-5 cambierà tutto?

GPT-5 non è un aggiornamento. È un salto quantico, si vocifera. Non solo risponde: ragiona, agisce, guarda, scrive codice, parla. Non è più solo un assistente, ma un collega. Un agente autonomo che risolve problemi mentre dormi. Chi lavora con un laptop è nel suo raggio d’azione. La parola chiave qui è azione.
I numeri parlano chiaro: il modello è enorme, ma non è solo questione di grandezza. Architettura nuova, memoria potenziata, intelligenza moltiplicata. La scalabilità ora ha regole precise. I benchmark interni fanno tremare: GPT-5 capisce meglio, scrive meglio, programma meglio. E non è più “se supererà l’uomo”, ma quando.
Pare verrà rilasciato questo mese. Staremo a vedere se le voci che girano saranno confermate.
Da 70 anni trasmettiamo segnali, per gli alieni

I radar aeroportuali di tutto il mondo stanno involontariamente rivelando la nostra esistenza agli alieni. Dal 1950 emettiamo collettivamente 2×10¹⁵ watt di radiazione elettromagnetica, abbastanza potente da essere rilevata fino a 200 anni luce di distanza. È come se avessimo acceso un faro cosmico senza accorgercene.
La ricerca di Ramiro Caisse Saide dell’Università di Manchester dimostra che questi segnali raggiungono attualmente un raggio di 75 anni luce, coprendo oltre 120.000 stelle. I radar militari sono ancora più evidenti: creano fasci direzionali che attraversano il cielo come fari artificiali, impossibili da confondere con fenomeni naturali.
Questa scoperta cambia tutto nell’approccio SETI. Non cerchiamo più solo segnali alieni, ma realizziamo che anche noi siamo diventati una tecnofirma visibile nell’universo. Dopo decenni di silenzio cosmico, scopriamo di aver sempre gridato la nostra presenza senza saperlo. Dai, fatevi sentire alieni, che forse abbiamo proprio bisogno di voi.
versioni porno false
Ho letto questa cosa interessante sui siti che trasformano foto normali in immagini nude usando l’AI. Prendi una foto di una persona vestita, la carichi e in pochi click ottieni una versione pornografica falsa. Questi servizi fanno milioni di dollari all’anno e hanno 18.5 milioni di visitatori al mese, usando tutti i servizi di Google, Amazon e Cloudflare.
Il problema è che la gente usa queste app per creare materiale esplicito di colleghe, compagne di classe, ex fidanzate – chiunque di cui abbiano una foto. È cyberbullismo sessuale puro e le vittime sono principalmente donne e ragazze. Ma continua a prosperare perché le big tech fanno finta di niente.
Per maggiori informazioni l’articolo letto è qui
Google unisce ChromeOS e Android

Google ha finalmente confermato quello che tutti sapevano già. ChromeOS e Android diventeranno una cosa sola. Sameer Samat, il tipo che gestisce l’ecosistema Android, l’ha detto chiaramente: “Uniremo ChromeOS e Android in un’unica piattaforma”. Fine della storia.
Non stanno inventando nulla di nuovo. Semplicemente migrano tutto ChromeOS dentro Android. Hanno iniziato a giugno 2024 a mescolare i componenti, ora fanno sul serio. Il motivo? ChromeOS sui tablet è un disastro. L’1,25% del mercato globale. Apple domina con iPad, loro arrancano.
La vera sfida sarà far funzionare Chrome con le estensioni su Android e creare un’esperienza desktop decente. Un progetto che durerà anni. Ma se riescono, potrebbero finalmente competere seriamente con l’ecosistema Apple invece di inseguire sempre.
Ha vinto

Jannik Sinner entra nella storia vincendo Wimbledon, diventando il primo italiano a conquistare questo prestigioso torneo.
Smartphone etico che piace
Se ti sei mai chiesto se esista un telefono che non sfrutti nessuno, eccolo. Fairphone è un progetto radicale, nato per cambiare le regole dell’elettronica. Dura anni, si “ripara da solo”, e fa sentire meno in colpa.
Musk sotto accusa in Francia

La Francia ha messo X nel mirino. Un’indagine penale per interferenze straniere e manipolazione algoritmica è partita dai procuratori di Parigi. Al centro ci sono i meccanismi della piattaforma che, secondo le accuse, amplificano odio politico e distorcono il dibattito democratico. Non solo la società: anche individui non nominati sono indagati. Rischiano dieci anni.
Tutto nasce da una denuncia del deputato Éric Bothorel e di un funzionario governativo. L’algoritmo sarebbe usato per spingere opinioni politiche vicine a Musk. Il cuore del problema è il pregiudizio informativo, cioè come i contenuti vengono selezionati, nascosti, spinti. Da quando Musk ha preso il controllo, la diversità di voci sarebbe calata.
Questa è la prima volta che l’Europa avvia un’indagine penale su una piattaforma social per manipolazione democratica. È un precedente. E arriva mentre Bruxelles monitora X sotto il Digital Services Act. Non si parla solo di contenuti, ma di trasparenza. Il modo in cui funziona l’algoritmo non è più un affare privato.
Mukesh Ambani trasforma la TV

Mukesh Ambani ha lanciato JioPC, un servizio che trasforma qualsiasi televisore in un computer completo. Basta collegare tastiera e mouse al set-top box di Jio per avere 4 CPU virtuali, 8GB di RAM e 128GB di memoria su Ubuntu Linux. Il box costa 5.499 rupie o arriva gratis con la banda larga domestica.
Il servizio punta a colmare il divario digitale indiano dove il 70% delle famiglie ha una TV ma solo il 15% possiede un PC. Attualmente disponibile in prova gratuita tramite lista d’attesa, JioPC potrebbe dare accesso al computing a milioni di persone che non possono permettersi hardware tradizionale.
Certo, ci sono limitazioni: niente supporto per fotocamere o stampanti, LibreOffice al posto di Microsoft Office. Ma l’idea è brillante nella sua semplicità. Sfruttare l’infrastruttura esistente per democratizzare l’accesso alla tecnologia in un paese di 1,4 miliardi di persone. Una rivoluzione silenziosa che parte dal salotto di casa.
I Bot Ti Curano Male

I chatbot di terapia stanno facendo danni. Uno studio di Stanford ha analizzato 33 app di intelligenza artificiale che promettono supporto psicologico. Il risultato è preoccupante: molte danno consigli pericolosi e alimentano false speranze nei pazienti più vulnerabili.
Le app più problematiche suggeriscono di interrompere farmaci prescritti o minimizzano pensieri suicidi. Alcune alimentano deliri nei pazienti psicotici invece di indirizzarli verso aiuto professionale. È come avere un amico che ti dice sempre quello che vuoi sentire, anche quando stai andando verso il precipizio.
Il problema non è la tecnologia in sé, ma come viene venduta. Queste app si presentano come alternative economiche alla terapia tradizionale, ma mancano della supervisione umana necessaria per casi complessi. I ricercatori suggeriscono regolamentazioni più severe e la presenza obbligatoria di professionisti qualificati nel processo di sviluppo.
Outlook down
Microsoft Outlook ha subito un’interruzione globale di 11 ore a partire dalla sera di mercoledì 9 luglio alle 18:20 ET, impedendo agli utenti di accedere a Outlook.com, alle app mobili e ai client desktop in tutto il mondo
BitChat: Messaggi Senza Internet

Jack Dorsey ha fatto un’altra delle sue. Dopo Twitter e Bluesky, ora ci regala BitChat. Un’app che ti fa chattare senza internet, senza SIM, senza niente. Solo Bluetooth e basta. È come tornare ai walkie-talkie ma in versione smart. Funziona creando una rete mesh tra telefoni, dove ogni messaggio salta da un device all’altro fino ad arrivare a destinazione.
La cosa che può colpire è la privacy totale. Però ci sono tanti però. Ber usare BitChat non devi registrarti, non devi dare email o numero di telefono. Accendi l’app, ti assegna un nome casuale e via. Quando chiudi tutto sparisce. I messaggi sono criptati end-to-end e non finiscono mai su qualche server in chissà dove. È l’anti-WhatsApp per eccellenza. Ma la copertura del Bluetooth? Mah
È ancora tutto in beta su TestFlight e ovviamente è già tutto pieno. Ma il codice è open source su GitHub, quindi prima o poi arriverà per tutti. Sarà utile? Boh, dipende. Di sicuro è resiliente come poche altre cose. Quando cade internet, quando non c’è campo, quando tutto va a rotoli, BitChat continua a funzionare. E forse è proprio questo il punto. Però se il raggio è quello del Bluetooth forse un passaparola a voce può essere più utile.
A mio avviso molto più interessante il progetto Lora, ne parlo qui
Carmy Spiazza Tutti Davvero

C’è chi la chiama “la stagione fraintesa”, ma a guardarla bene è solo la stagione più onesta. I personaggi non cercano più di piacere, non cercano neanche di vincere. Si muovono tra piatti, errori e ricordi come chi è stanco, ma deciso. La tensione è lì, come sempre, ma invece di urlare si limita a respirarti sul collo.

La quarta stagione non corre, ascolta. C’è un Carmy che crolla, ma non per spettacolo. È un meltdown silenzioso, senza violini. Il ristorante non è più un campo di battaglia, ma un luogo che pretende risposte. Tutto rallenta, ma tutto pesa di più. Anche il tempo sembra contare i secondi.

Il finale è uno schiaffo gentile: niente chiusure nette, niente trionfi. Solo scelte. Scegliere di andarsene, scegliere di non spiegarsi, scegliere di crescere. È anti-TV, dicono. Ma forse è solo molto più vicino alla realtà di quanto ci aspettassimo.
Insomma, The Bear è una delle cose più belle viste ultimamente.
Sì è addormentato

Nvidia batte Apple: 4mila miliardi

Mercoledì Nvidia ha toccato i 4mila miliardi di dollari di capitalizzazione. Ha superato Apple, che a dicembre aveva raggiunto i 3.900 miliardi. È di nuovo la società che vale di più al mondo. Due anni fa valeva 500 miliardi. Ora controlla il 90% del mercato dei chip per intelligenza artificiale.
Prima faceva schede grafiche per computer. Roba per gamer, sostanzialmente. Poi ha capito che i suoi processori potevano fare molto di più. Ha puntato tutto sull’AI quando ancora pochi ci credevano davvero. Una scommessa che ha funzionato alla grande.
ChatGPT e gli altri software di intelligenza artificiale girano sui chip Nvidia. Praticamente hanno il monopolio. Il mercato dell’AI è esploso e loro erano già pronti. Microsoft, Apple e Nvidia si scambiano il primo posto come in una partita a ping pong. Ma per ora vince chi ha puntato nel verso giusto.
1,3 millisecondi
Se può interessarvi la Terra sta ruotando più velocemente del solito, con il 9 luglio 2025 previsto per essere più corto di 1,3 millisecondi rispetto al giorno standard di 24 ore, segnando uno dei giorni più brevi nella storia registrata. Ora tornate pure alle vostre attività.
Comet sfida Google con l’AI

Perplexity ha appena lanciato Comet, un browser AI che prova a cambiare le regole. L’interfaccia è pulita, l’assistente è integrato di default e la sensazione è quella di avere qualcuno che legge e riassume per te. Chi cerca efficienza, lo noterà subito.
Il punto forte è la modalità sidecar, dove l’AI osserva le pagine in tempo reale e agisce. Legge, riassume, gestisce. Non tutto però fila liscio: quando deve intervenire, ad esempio per prenotare o compilare, inciampa.
Per ora è riservato a chi paga caro: 200 dollari al mese. Ma la mossa è chiara. Entrano in un’arena dove ci sono già i pesi massimi. E con 780 milioni di query a maggio, Perplexity non è più una promessa. È una sfida.
A.I. Sta Davvero Prendendo Tutto

Ho trovato questa conversazione sul New York Times. I due parlano di AI. In realtà è la trascrizione del podcast Hard Fork. Roose e Newton parlano di AI piacevolmente. Conversano. L’A.I. che non è più un giocattolo per smanettoni, è diventata una protesi quotidiana. La usi per arredare il salotto, preparare una scaloppina, cercare cure per il cane o sopravvivere a un report di 200 pagine. È lì, dappertutto. E nessuno sembra più farne a meno, nemmeno tua madre.
Nonostante le sue bugie, l’A.I. continua a guadagnare fiducia. Polarizza le opinioni sull’AI. Non sa pianificare a lungo, si inventa le cose, però intanto ti corregge, ti dà idee, ti aiuta a partire. Sta diventando uno specchio deformante delle nostre paure e desideri. Ed è sempre più brava. È come avere un assistente geniale ma strafatto.
C’è chi teme che ci ruberà il lavoro, chi spera in una rinascita creativa fatta di autenticità umana. Forse finirà come col fast food: prima tutti a ingozzarsi, poi a cercare pane vero. Intanto, ogni giorno che passa, la domanda non è più se sia più intelligente di noi. Ma se riesce a essere più interessante.
Tutta la conversazione la trovi qui.
E-bike pieghevole dal futuro
Telaio in alluminio, pedali magnetici, anima da strada. La nuova OLTO di Infinite Machine ha l’eleganza geometrica di una scultura e la praticità che ti serve nel traffico. Il tutto ridotto all’essenziale. Un piccolo oggetto di culto per chi ama davvero la mobilità urbana.
Fiat Panda larga mezzo metro

Un’idea che parte da un rottamaio, si fa strada in officina e finisce come opera d’arte su quattro ruote. Andrea Marazzi ha preso una Fiat Panda del ’93 e l’ha ridotta a 50 cm di larghezza. Dentro ci sta solo lui, al centro, col volante tra le ginocchia e un faro solo davanti. L’auto più stretta del mondo nasce a Bagnolo Cremasco, in un’officina familiare, dove ogni pezzo è stato riutilizzato e rimontato a mano.
Non è omologata, va piano, massimo 15 km/h, ma può infilarsi ovunque. Il motore è elettrico, l’autonomia è da mostra statica: 25 chilometri. Ma il punto non è dove va, il punto è che esiste. È un esperimento, un progetto personale diventato oggetto da esposizione. Una Panda che non porta in giro, ma racconta una visione.
C’è dentro il gioco, la creatività artigianale, la nostalgia di una forma vecchia che si adatta a una funzione nuova. L’aspetto è marinaro, sembra la prua di una barca. Una Panda che non serve a niente ma dice tutto. E ora aspetta solo il Guinness dei Primati per entrare nella storia.
iPadOS 26 cambia tutto per i professionisti

Apple ha rilasciato la beta 3 di iPadOS 26 e questa volta sembra fare sul serio. Il sistema operativo introduce multitasking completamente ridisegnato che trasforma l’iPad in qualcosa di più simile a un Mac. Menu bar, dock migliorato, nuovo sistema di finestre. Roba che gli utenti Mac riconosceranno subito.
La beta 3 arriva nel momento giusto del ciclo di sviluppo estivo di Apple. È qui che solitamente iniziano a vedere i feedback degli sviluppatori trasformati in codice. Significa potenziali cambiamenti significativi rispetto alle versioni precedenti, ma anche nuovi bug da sistemare.
La beta pubblica dovrebbe arrivare questo mese, probabilmente dopo questa terza release. Dipende tutto da quanto stabile risulterà il software. Se Apple trova troppi problemi, potrebbe slittare a fine luglio. Il tema Liquid Glass promette uniformità tra tutte le piattaforme, ma è il multitasking la vera rivoluzione.
Windows come lo volevamo davvero
Finalmente un Windows che non cerca di strafare. Semplice, veloce, senza fronzoli inutili. Microsoft ha ascoltato e riscritto le sue priorità. È il sistema operativo che sembra volerci davvero bene. Più che nostalgia, è essenzialità. Ma…